Avrei voluto terminare il pezzetto che stavo scrivendo su Berrettini e Wimbledon, primo italiano ad arrivare nella finale del più famoso torneo tennistico sull’erba, ma la voglia è passata. Cancellata dalla tristezza e dal vuoto dell’ennesima perdita. Tre mesi fa ho detto addio al fratellino, il mio pazzerello, ora a lui, che io chiamavo Biancolillo poiché era figlio dei fiori. Amava cacciare, inseguire le foglie, dormire sotto gli alberi, salutare tutti quelli che conosceva… quando arrivava, prima di mangiare o bere o rannicchiarsi per il meritato pisolino, veniva a salutare. Codina dritta, la cui punta vibrava di gioia e gratitudine, mi guardava facendomi l’occhiolino e accettando volentieri qualche carezza. Aveva le zampette anteriori leggermente arcuate, questo lo faceva procedere come un ballerino di danza classica. Snello, leggiadro, curioso, volteggiava tra alberi e tetti sempre a caccia di qualcosa. Mi ha portato topini, lucertole, uccellini… era il nemico giurato di tutte le nidiate del circondario, non gli sfuggiva nulla. Ed aveva una macchietta a lato del naso, che io paragonavo ad un piccolo cuore perché apparteneva ad un micio dolcissimo e buono. Addio mio piccolo amico, il mio mondo sarà più triste senza di te.
aMici
Goodbye, my furryfriend…

Addio, amico mio. Addio, mio piccolo peloso amico. Mi mancheranno le nostre coccole, le nostre risate, il suono della mia voce mentre ti chiamavo allegramente pazzerello mio. Mi mancherà non poterti più prendere in braccio e sentire le fusa forti che emettevi. Mi mancheranno i tuoi limpidi e birbanti e dolci occhi verdi. Addio.
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